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Cognomi italo-stranieri - Parte 4

 

Parte 4 – Conclusioni o: è colpa dei giornalisti?

 

Siamo l’unico popolo a leggere i propri cognomi, ma di cittadini stranieri, con la pronuncia della loro attuale nazionalità. Non lo fanno gli anglofoni, i francofoni, le popolazioni di lingua tedesca, ecc.. Ma noi riusciamo ad andare anche oltre: nel caso contrario, quindi di italiani con cognomi stranieri, li pronunciamo (giustamente, quando lo sappiamo fare) sempre nella lingua d’origine. Quindi se si tratta di un italiano col cognome francese, lo leggiamo con la pronuncia francese, se invece è francese col cognome italiano, anche: mah!

 

Il fatto strano è che questo complesso di inferiorità e tutto e solamente nostrano; infatti, l’inferiorità di un cognome italiano non sfiora più neanche lontanamente gli stranieri (detentori e non del cognome). Un esempio: il povero Jules Bianchi, corridore di F1 nizzardo morto giovanissimo nel 2015. I francesi, che lo amavano, lo chiamavano Jules Bianchì, perché, ovviamente consapevoli delle sue origini, cercavano di pronunciarlo all’italiana, altrimenti in francese sarebbe diventato Bianscì.

 

Quindi i francesi lo pronunciavano male nella nostra lingua (pur provandoci), e noi che facciamo? Perpetriamo l’errore con la loro pronuncia sbagliata, noi che dovremmo essere custodi dell’italiano.

 

Che i francesi, poi, nonostante gli sforzi, non riescano ad evitare l’accento sulla vocale finale del cognome, è un dato di fatto. C’è un'intervista a Michel Platini, appena acquistato dalla Juventus, che invita il giornalista a chiamarlo Platini e non Platinì, viste le origini novaresi. Ma siccome neanche lui riuscì a pronunciare il proprio cognome completamente senza accento sull'ultima i, l'effetto divenne quasi comico e l'appello rimase inascoltato.

 

Ricordiamo un’esilarante partita di calcio in cui il cronista, sempre mettendo diligentemente l’accento sull’ultima vocale del cognome Flamini, sbagliava sistematicamente la pronuncia di Mexes, Menez, Paris Saint Germain (e qui, parliamo di una pronuncia facile-facile, ma non ci riesce proprio nessuno) e di tutto quanto fosse francese. Per quanto riguarda il francese, è chiaro, quasi nessuno dei giornalisti lo conosce, ma mettendo l’accento sulla vocale di un cognome d’origine italiana, perbacco, si dà l’impressione di essere pappa e ciccia con la lingua d’oltralpe!

 

Il tutto è dovuto all’ignoranza dei nostri giornalisti, alla loro accettazione acritica di quanto fanno gli altri colleghi, al timore che una pronuncia italiana sarebbe quasi dare dell’italiano a qualcuno che quindi potrebbe offendersi, o al tentativo di spacciare finta cultura, nel senso che non la posseggono? Forse un po’ di tutto. Anche se un giornalista mi ha detto che “così gli insegnano a fare alla scuola di giornalismo”. Ma quale? Chi legge può comunque scegliere la soluzione che ritiene più giusta, e se riesce a trovarci una logica anche l’ultima qui citata. In questo articolo noi analizziamo semplicemente, e la verità deve trovarla chi legge.

 

Con lo spagnolo la situazione è più variegata. E’ vero, ad esempio, che in Argentina e Uruguay, dove la nostra comunità è più numerosa, la maggior parte delle persone pronuncia i cognomi italiani alla spagnola (Pocettino per Pochettino e Bianci per Bianchi fanno però venire la gastrite), ma per l’appunto assolutamente non tutti.

 

Tornando all'Italia l’impressione è che da noi molto dipenda da come il primo giornalista inizi a pronunciare, poi gli altri gli vanno appresso: così il Papa mantiene la pronuncia italiana di Bergoglio, mentre i calciatori Roncaglia e Biglia diventano Roncag-lia e Big-lia. Al riguardo c’è anche il caso dell’ex calciatore Bogliacino, che fu per anni Bogliasino (pronuncia errata in qualsiasi lingua) per diventare, solo a fine carriera, Bog-liasino. Ma, restando ai calciatori, Lavezzi non è mai diventato Lavessi, Musacchio è restato tale, e si potrebbe continuare…

 

Cambiamo lingua tralasciando il tedesco, dove obiettivamente la possibilità anche solo di provare a riprodurre la pronuncia tedesca dei cognomi italiani sembrerebbe una presa per i fondelli con i controfiocchi delle nazioni che usano quella lingua.

 

Arriviamo agli anglofoni. Qui, improvvisamente, da noi la pronuncia è sempre e solo italiana. Se uno si chiama Menichelli non diventa Minicelli e così via per ogni cognome che possiate conoscere. Perché?

 

Abbiamo chiesto ad uno dei giornalisti che storpiano sistematicamente i cognomi "italo-stranieri", perché lui ed i suoi colleghi non pronuncino anche all'inglese, o all'americana, i cognomi italiani di cittadini provenienti da terre anglofone. Ha risposto che sarebbe stato ridicolo, avrebbe fatto tanto Stanlio e Ollio. Che dire: forse solamente peccato che non siano esistiti degli Stanlio e Ollio francesi e spagnoli.

 

 

Concludendo: siamo l’unico popolo che storpia i propri cognomi con la pronuncia della nazione dove le varie persone sono nate. Ma solo se di lingua spagnola o francese. Forse per un senso di inferiorità, o per spacciare finta cultura, o anche per conformismo acritico sostenuto da una pervicace ignoranza. Decidete voi. Ricordate, comunque, che la lingua italiana prevede che le parole italiane, e quindi anche i cognomi che chiaramente lo sono, vadano lette sempre con la nostra pronuncia.

 


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